
Il termine "appartenenza" rientra nella schiera delle espressioni che necessitano di una continua negoziazione di significato all'interno delle imprese. Un dialogo sull'appartenenza è autentico se coinvolgere tutti, a partire da chi all'impresa dà direzione e guida. Soprattutto in tempi in cui dall'America l'onda della "great resignation" pare arrivare fino noi.
Perché le dimissioni aumentano
La “grande dimissione” americana
- nel 2021 una media di 3, 9 milioni di lavoratori americani al mese ha dato le dimissioni, con una punta di 4,5 milioni a novembre – complessivamente si tratta di un +10% rispetto al 2019
- il 23% dei lavoratori americani pianifica di lasciare il proprio lavoro nei prossimi 12 mesi – per il 32% di questi la motivazione è la ricerca di migliori condizioni di impiego
- i settori industriali più colpiti sono: servizi alla persona, accoglienza, sanità, ristorazione, vendita al dettaglio
[ dati: Ministero del Lavoro / Harvard Business Review / Bloomberg / Fast Company ]
E in Italia?
Il fenomeno, con premesse e proporzioni ovviamente diverse da quelle americane, ha iniziato a diffondersi anche da noi:
- nel terzo trimestre 2021 (dati più recenti) si sono registrate in Italia 484mila dimissioni, con un +10% rispetto al 2019 (stesso dato registrato in USA)
- nel nord-ovest e nord-est la percentuale delle dimissioni sul totale di cessazioni di attività tocca il 40%, contro il 30% del resto d’Italia
- ospitalità, turismo e ristorazione sono le categorie lavorative più interessate dal fenomeno
- quanto alle funzioni più coinvolte, le dimissioni riguardano soprattutto IT (32%), produzione (28%), marketing e commerciale (27%)
[ dati: Fortune / Sole 24Ore / Domani / AIDP]
I punti di attenzione per le PMI
- un progressivo cambio di priorità nei valori personali e, conseguentemente, di atteggiamento nei confronti del lavoro, con nuove priorità professionali che parlano di indipendenza e ricerca del benessere
- l’attitudine critica dei giovani alle prime esperienze di impiego, che porta al netto rifiuto di impieghi sotto-pagati, preferendo per esempio ricorrere al reddito di cittadinanza
- i primi segnali di un movimento di lavoratori dal centro-sud Europa verso il nord, dove i datori di lavoro stanno iniziando ad alzare i salari per attrarre e trattenere lavoratori
- il fenomeno crescente – parallelo a quello delle dimissioni – dell’apertura di nuove partite IVA (+62,5%), evidente segnale della ricerca di maggiore autonomia – o, da un diverso punto di vista, di “imprenditorialità in nuce”
Che cosa fare da subito
Di fronte al fenomeno in corso, la priorità di ogni impresa avveduta è quella di non “perdere pezzi”, in termini di valore professionale espresso dalle competenze delle persone, di motivazione e soddisfazione percepita da ogni persona, di coerenza con la missione e i valori dell’organizzazione.
Una figura imprenditoriale coraggiosa contrasta le possibili ricadute di lungo periodo della “grande dimissione” giocando di anticipo, vale a dire rinsaldando il senso di appartenenza all’organizzazione e costruendo condizioni concrete per un maggiore benessere lavorativo di ogni persona.
Ecco le opportunità che noi di Trivioquadrivio vediamo con chiarezza:
- rinforzare e rinnovare l’identità dell’impresa, attraverso una narrazione interna inclusiva che si fondi sul condividere con i propri collaboratori – e in particolare quelli appartenenti alla generazione Z – le domande “perché sei qui”? “perché qualcuno dovrebbe scegliere la nostra azienda”?
- alzare la priorità dell’employee engagement, istituendo una piattaforma interna che – oltre a supportare l’attuale lavoro ibrido – consenta il lancio di iniziative di ingaggio e il costante monitoraggio attivo del clima organizzativo
- prestare ascolto alle figure manageriali (se i gestori di persone soffrono di burnout, è probabile che anche i loro collaboratori ne saranno vittime): dedicare tempo e dialogo a discutere con ogni manager la propria crescita e strategia, garantendo adeguato supporto anche in ottica di team coaching
- guidare il dipartimento HR nel ripensare come gestire e misurare performance, produttività e benessere, non da ultimo attraverso strumenti di HR-analytics