Terra

Conosci un altro pianeta dove vivere?“. Il fortunato slogan ambientalista di qualche anno fa ci ricorda l’urgenza di considerare la terra il principale asset dell’economia mondiale. La terra è l’unica risorsa di cui non possiamo fare a meno, il nostro compito è aiutare chi la coltiva a fare impresa nel migliore dei modi possibile

Terra

Salvare il pianeta è un proposito legittimo, forse di calibro più adatto a un capo di stato che al singolo cittadino. Chi fosse alla ricerca di un’ambizione praticabile quotidianamente, potrebbe adottare un riferimento più concreto, la terra.


Della terra si occupano ogni giorno gli operatori del settore primario. Se il nostro pianeta risulta abitabile, lo dobbiamo prima di tutto a coloro che la terra la coltivano. La crescente finanziarizzazione delle attività produttive ci espone al rischio di dimenticare il valore dell’agricoltura. Dai palazzi climatizzati dei centri direzionali, la coltivazione della terra appare lontana, il rimasuglio non particolarmente elegante di un’attitudine arcaica. Eppure, se qualcosa è possibile costruire nella città, lo si deve all’operosità della campagna.


La storia della nostra specie impone un’antecedenza irrinunciabile, che i latini riassumono con stile: primum vivere, deinde philosophari. La primarietà del settore primario non rappresenta un debito che è possibile saldare una volta per tutte, la coltivazione della terra è invece un fondamento che si rinnova di continuo, perché solo grazie alla professionalità dell’agricoltore noi ci troviamo nelle condizioni di procurarci l’energia per sostenere ogni professionalità ulteriore. Trivioquadrivio ha avuto per lungo tempo la fortuna di porre le proprie competenze professionali al servizio di alcuni protagonisti del settore primario, dapprima a scala europea (Genagricola, 2005-2010) e successivamente a scala nazionale. Da oltre un anno, Trivioquadrivio ha rinnovato il proprio impegno nei confronti della terra, grazie alla collaborazione con Coldiretti Cuneo, una collaborazione che è nello stesso tempo molto stretta e molto ampia.


Abbiamo imparato che tra coltura e cultura esiste un legame delicato, fatto di affrancamenti attesi (“lasciamoci alle spalle la fatica del contadino e corriamo verso la confortevole nettezza delle metropoli moderne”), incomprensioni (“manifestiamo per il pianeta ma impediamo ai nostri figli di appassionarsi all’agricoltura”), preoccupazioni (“la cultura dello schermo sta sostituendo la cultura del libro, ma è davvero possibile comprendere il valore della terra rimanendo tutto il giorno col naso incollato a uno schermo?”).


Grazie a queste preziose collaborazioni, abbiamo imparato a fare meglio il nostro lavoro quando incontriamo i manager e gli imprenditori, ai quali cerchiamo di trasmettere il significato profondo della parola sostenibilità, che i coltivatori diretti ci stanno insegnando: meno slogan, più cura; meno report ESG, più attenzione alla terra coltivata.