Progettare

Una riflessione che unisce il mondo delle imprese a quello dei progettisti (architetti e ingegneri): per presidiare il continuo cambiamento è importante non lasciarsi lusingare dalle mode passeggere e mantenere viva la "speranza progettuale".

Progettare

Quella progettuale è la speranza più preziosa. Smarrire la fiducia nella capacità di progetto significa perdere la partita prima ancora di avviarla. Le imprese, soprattuto quelle italiane, soprattutto quelle piccole, vengono fondate e guidate da persone che nutrono una speranza progettuale irriducibile. Gli imprenditori sanno che difficilmente le cose andranno come si vorrebbe andassero, eppure continuano a progettare. Disegnano il futuro a misura dei propri desideri – i bisogni restano per lo più in secondo piano. E quando si trovano costretti dagli imprevisti a correggere i disegni originali, gli imprenditori cominciano a ridisegnare.

 

Fare impresa significa ridefinire incessantemente la rotta, senza mai perdere di vista la meta. Per questo la cultura d’impresa dovrebbe guardare con attenzione a coloro che progettano per mestiere. L’Italia ha una meravigliosa tradizione urbanistica, architettonica e ingegneristica. La provenienza storica delle nostre città compensa le difficoltà dei progettisti contemporanei, bisogna capirli: a differenza dei loro colleghi di qualche secolo fa, si trovano per lo più alle prese con materiali che ostacolano le istanze formali più dignitose.

 

Quando le imprese osservano con attenzione il lavoro dei progettisti si accorgono che, per conservare intatta la speranza progettuale, è opportuno esercitare un certo scetticismo nei confronti delle infatuazioni momentanee. Esattamente questo era il senso del saggio che Tomàs Maldonado ha dedicato, all’inizio degli anni ’80, al valore della razionalità progettuale; e proprio così si chiamava il suo libro, La speranza progettuale, un volume tanto snello quanto denso, redatto allo scopo di segnalare l’urgenza di fronteggiare l’incipiente ondata post-modernista.

 

Quando le cose cambiano, abbandonare la razionalità non è mai una buona idea. E siccome le cose cambiano di continuo, occorre avere cura del proprio raziocinio, sebbene si tratti di uno strumento destinato a generare progetti tutt’altro che perfetti. La caparbietà degli imprenditori assume il sapore della migliore progettazione quando i capi sanno tenersi a debita distanza dalle mode manageriali, finendo per assomigliare agli architetti che resistono ai luoghi comuni più diffusi. Chi si accontenta di lusingare i contemporanei, difficilmente traccia solchi invitanti per le generazioni a venire.